L'Intelligenza Artificiale al servizio dei barman – Drink Factory

News

L’Intelligenza Artificiale al servizio dei barman


Parliamo di intelligenza artificiale.

No, questo non è diventato un blog per nerd.
E allora perché questo articolo? Perché non si parla d’altro, quindi abbiamo voluto fermarci un attimo per capire bene di cosa si tratta e come si può applicare al nostro settore.




23 Marzo 2023

Non siamo esperti di intelligenza artificiale, quindi non ci siamo posti l’obiettivo di parlarne in maniera esaustiva. Semplicemente abbiamo preso ChatGPT4, uno strumento accessibile e che in questo momento è sulla bocca di tutti, e abbiamo provato a vedere come potrebbe essere utilizzato. E per farlo nel modo migliore siamo partiti da una riflessione fatta da Noam Chomsky.

Ecco, è arrivato il momento di fare un piccolo passo indietro.

Per chi non sapesse cos’è ChatGPT4: è un modello di intelligenza artificiale creata da OpenAI che interagisce in modo conversazionale. In pratica: basta dargli uno spunto per conversare in forma scritta o fargli scrivere testi di qualsiasi tipo. Ci troveremo a leggere un libro, un saggio o il testo di una canzone e ci chiederemo: ma l’avrà scritto una persona o una macchina? Poi, a ben guardare, non è sempre oro quello che luccica: in alcune applicazioni ChatGPT ha preso abbagli clamorosi, ad esempio sostenendo che la corsa sia stata inventata nel 1700 e che i cani depongono uova!

Sapete chi è Noam Chomsky? Per chi non lo conoscesse fidatevi, è uno forte. Linguista, filosofo, chi si interessa di comunicazione non può non conoscerlo.
Quando dice una cosa bisogna fermarsi e ascoltare. Ebbene, interrogato su ChatGPT, il buon Noam non ci è andato leggero: ha detto che mostra “la banalità del male”, usando il concetto coniato da Hannah Arendt per riferirsi ai criminali nazisti. Uno strumento inconsapevole delle proprie azioni che esegue istruzioni meccanicamente, incapace di apprendere dall’esperienza e in grado solo di generare plagi senza porsi questioni morali o di diritto d’autore.

Detto così sembra che ChatGPT sia un agente dell’apocalisse. Consideriamo però che Chomsky, per quanto sia un uomo illuminato, ha 94 anni. Una resistenza fisiologica alle innovazioni tecnologiche più estreme la dobbiamo mettere in conto.

L’applicazione dell’intelligenza artificiale è vissuta da molti con il timore che le macchine possano rimpiazzare diverse figure professionali e corrodere il sistema formativo.
La verità è che allo stato attuale uno strumento come ChatGPT non rappresenta l’estinzione dei lavori, ma una possibilità evoluzione del modo di lavorare. Noi abbiamo lo abbiamo messo alla prova per capire se e quando può essere d’aiuto a un bartender.

COSA PUÒ FARE L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE PER I BARTENDER

Robot bartender sono già stati creati e sperimentati, con l’applicazione di intelligenze artificiale come ChatGPT potranno anche sostenere conversazioni. E quindi il mestiere del barman è a rischio? Ovviamente no, la visione di un barman sintetico avrà bisogno di molto tempo per concretizzarsi e diffondersi. Ma ci sono compiti che ChatGPT può già assolvere oggi più o meno bene.


Cercare ricette esistenti – Giudizio: Rimandato

Abbiamo fatto un po’ di prove e abbiamo avuto risultati altalenanti. Se provate a chiedere la ricetta dell’Americano dopo poco vi comparirà la ricetta IBA del drink, ma se ad esempio chiedete il Between the Sheets le cose non vanno così bene:

La risposta possiamo considerarla corretta, anche se la ricetta proposta non è quella ufficiale IBA: mancano 5 ml di succo di limone. Addirittura, ne suggerisce una versione in cui spinge eccessivamente sul triple sec mentre dimezza gli altri ingredienti alcolici, snaturando completamente il drink originale.

Il problema di ChatGPT qui salta all’occhio: la scelta delle fonti. Pur avendo un database sconfinato da cui attingere (attualmente però aggiornato solo al 2021), sceglie di restituire una ricetta diversa da quella ufficiale (non che debba essere necessariamente la migliore, ma di sicuro è quella da cui partire). Sulla variante “meno intensa” preferiamo sorvolare.

Se poi saremo abbastanza convincenti, potremo fare in modo che ChatGPT ci dia senza batter ciglio anche ricette inesistenti:

Non c’è che dire vodka al melone e blu curacao sono davvero anni 90… Ora, lascio a voi il giudizio sul cocktail, ma il fatto che venga presentato come se fosse davvero un drink celebre del passato lascia quantomeno perplessi. Ci troviamo di fronte a una “allucinazione”, termine tecnico che indica quando ChatGPT non è in grado di riconoscere informazioni false. Per sua natura una macchina non mente, ma può restituire notizie false e informazioni non corrette.


Creare nuove ricette – Giudizio: Bocciato
Lo fa, ma c’è un grosso ma.

Dobbiamo ammetterlo: quando abbiamo visto per la prima volta ChatGPT che ci dava una ricetta sulla base dei nostri input, siamo rimasti a bocca aperta. Poi dopo il primo momento di stupore, abbiamo cominciato ad approfondire, e qui sono emerse le magagne.

Ecco un paio di esempi.

Abbiamo chiesto un drink con un sapore che avesse le stesse caratteristiche di quello dell’ Americano:

ChatGPT ci restituisce una ricetta che rispetta le indicazioni fornite con tanto di preparazione, ma c’è un problema: non si tratta di una ricetta originale. Il Limoncello Spritz esiste già, basta fare una ricerca per trovarne diverse versioni. Se avessimo preso questa ricetta e l’avessimo proposta come nostra avremmo fatto una magra figura (tralasciando la questione etica di prendere una ricetta scritta dall’AI e spacciarla per nostra).

 

Secondo tentativo. Riproviamo inserendo i sapori caratteristici del Margarita:

Chat GPT ci propone il Lime Fizz. Proviamo a cercare Lime Fizz e troviamo sì un drink, ma completamente diverso. Quindi questa volta è una creazione originale? Il barman è stato rimpiazzato dalla macchina? Prima di strappare il grembiule guardate bene la ricetta. Anche qui si tratta di un drink minore ma già conosciuto e ben presente in rete: la ricetta è quella del Vodka Gimlet con l’aggiunta di un top di soda.

 

Abbiamo poi fatto altre prove con richieste diverse, e qualche volta abbiamo avuto risultati che non erano immediatamente rintracciabili attraverso Google. Quindi nuove ricette? No, anche qui nessuna creazione originale. Erano incroci di più ricette, messe insieme dall’AI seguendo un criterio coretto ma con bilanciamenti e talvolta ingredienti da rivedere. Quindi? Quindi è la controprova che ChatGPT non crea, ma ricicla. Le ricette che restituisce possono essere per lo più una traccia da cui partire, ma ve ne farete poco se non avete affinato la capacità di rielaborare con metodo un drink, trovare gli abbinamenti giusti e bilanciare tutto in maniera corretta.

Morale: la creazione e l’efficacia di un drink sono ancora in mano vostra, non temete!

 

Richiamare nozioni o concetti specifici – Giudizio: Promosso con riserva

Non vi ricordate l’equivalenza once – ml?
Volete sapere a cosa serve un evaporatore rotante?
Ebbene ChatGPT è in grado di dirvelo!

Cosa cambia rispetto a consultare un sito specializzato o un manuale cartaceo?
Semplice: il grado di certezza che le informazioni siano le più accurate e corrette tra quelle disponibili.

In sostanza torna il problema che abbiamo visto quando abbiamo chiesto di darci ricette di drink noti. Se prendiamo un libro o consultiamo un sito di cui conosciamo l’autore e la sua preparazione siamo tranquilli, mentre un’AI non sappiamo da dove sta prendendo le informazioni. Se pensiamo di non avere sufficiente conoscenza per decidere da chi prendere informazioni, allora possiamo scegliere di accettare il responso dell’AI a scatola chiusa, confidando nella sua capacità di scelta.

 

Gestione dell’inventario – Giudizio: Promosso

Gestire l’inventario di un cocktail bar può essere una sfida, soprattutto quando si tratta di tenere traccia di quantità precise di ingredienti.

ChatGPT può aiutare i bartender a tenere traccia dell’inventario e a prevedere quando alcuni ingredienti saranno esauriti. In questo modo, i bartender possono evitare di rimanere senza ingredienti durante le ore di punta e assicurarsi che gli ingredienti siano sempre disponibili quando necessario.

 

Modelli predittivi – Giudizio: Promosso

L’intelligenza artificiale può analizzare le preferenze dei clienti, suggerendo drink che si adattano al loro palato. Inoltre, ChatGPT può fornire ai clienti informazioni sulla storia del drink, sui suoi ingredienti e sulla sua preparazione, rendendo l’esperienza di consumo del drink più completa e coinvolgente.

INTELLIGENZA ARTIFICIALE E FORMAZIONE PROFESSIONALE

 

Togliamoci subito il dente: l’intelligenza artificiale non può sostituire un corso di formazione.
Sì, ma voi siete una scuola che fa corsi per barman, non potete dire altro.
Siamo una scuola per barman, è vero, ma non abbiamo il paraocchi.

Con ChatGPT possiamo avere molte informazioni in tempi brevi, è vero. Anche chiedergli intere relazioni su argomenti ottenendo scritti particolareggiati.
Quindi chiudiamo le aule e apriamo un chiringuito? No, perché oltre alla certezza delle fonti che abbiamo visto prima, ci sono almeno tre questioni di fondo che segnano il solco tra formazione tradizionale e intelligenza artificiale:

  1. L’abitudine allo studio, lo sforzo per acquisire nuove competenze e conoscenze, la memorizzazione e il ragionamento sono passaggi fondamentali per il progresso mentale e intellettuale di una persona. Se strumenti come ChatGPT si sostituiscono a questi processi, quale saranno le conseguenze? Che si ridurrà la capacità di applicare quanto appreso, di adattarsi alle situazioni nuove o avverse. Quindi di essere reattivi, versatili, pronti. Non una cosa da sottovalutare, insomma.
  2. Parlando di formazione del settore beverage, intervengono anche aspetti esperienziali e sensoriali caratteristici degli umani. Per quanto un AI possa essere avanzata, pare difficile pensare che nei suoi database abbia codificati anni di esperienza dietro a un bancone e in aula. Senza contare l’inventiva, la sensibilità nel creare abbinamenti di sapore sempre nuovi, la capacità di coinvolgere e motivare durante un percorso di studio.
  3. Nei corsi che prevedono moduli pratici ChatGPT resta a guardare!

 

ChatGPT può essere impiegato come un’estensione per potenziare i primi due punti, ma non può sostituire un percorso formativo in cui i contenuti sono costruiti con cognizione di causa e costituiscono un unicum organico finalizzato alla crescita professionale.

È stato lo stesso programma ad ammettere che non avrebbe potuto fare le veci di un corso in aula:

D’altra parte, possono esserci altre applicazioni anche nell’immediato:

  • Può essere un aiuto nello sviluppo di contenuti;
  • Fornire risposte a dubbi relativi a un corso;
  • Verificare testi dal punto di vista grammaticale;
  • Sintetizzare, organizzare, indicizzare appunti;
  • Un domani non troppo lontano potrebbe integrare un ambiente di training attraverso la realtà virtuale, per corsi online totalmente immersivi dove vengono simulate situazioni lavorative reali.

CONCLUSIONI

 

Su ChatGPT4 ultimamente si è detto molto. Della sua capacità di generare testi (libri, saggi, tesi) quasi impossibili da distinguere da uno scritto di un autore umano. Della facilità con cui ha brillantemente superato esami universitari. Della possibilità di rendere obsolete mansioni non solo a bassa specializzazione.

La verità è che, allo stato attuale, rappresenta uno strumento utilissimo e altamente evoluto, ma non una fonte di conoscenza a cui attingere ciecamente.

Vedremo cosa saprà fare nelle sue prossime versioni e come se la caverà Bard, il cugino di casa Google che avrà a disposizione lo stesso bacino di informazioni del motore di ricerca.

In generale questi strumenti oggi hanno una serie di problematiche che ne minano alla base l’affidabilità:

  • Errori clamorosi (le cosiddette allucinazioni)
  • Uso indiscriminato di materiale coperto da copyright
  • Ricorso a stereotipi grossolani
  • Uso di una sintassi basilare che stride con la capacità di dare risposte di alto livello
  • Dare informazioni non veritiere perché non sempre in grado di distinguere tra realtà e finzione
  • Incapacità di apprendere distinguendo le informazioni buone (in termini di utilità, ma anche etici, morali e legali) da quelle cattive

In futuro questi limiti verranno superati e allora potremo avere per le mani strumenti capaci davvero di amplificare il nostro potenziale. L’importante sarà sempre affrontare le novità con spirito critico e soprattutto con mente aperta, come diciamo sempre nei nostri corsi!

P.S.: Oltre alle immagini, anche 10 righe di questo articolo sono state generate con l’ausilio dell’intelligenza artificiale. Avete capito quali sono? 😉





Giacomo Pagano

Tra i primi nati a Bologna nel 1980. Laureato in Comunicazione, negli anni si occupa di content management di corsi in e-learning e di diversi siti, per poi diventare responsabile dei servizi online di un’associazione di categoria con 500 dipendenti. Nel 2019 decide di dare una svolta al suo percorso professionale e di vita e approda in Drink Factory, dove si occupa di comunicazione e marketing.